Spingere o tirare? Nel mondo del marketing non è una scelta da poco… E’ la differenza tra due metodi, due strategie che coinvolgono sia il brand che la comunicazione e l’operatività quotidiane…
La pubblicità, fin dai suoi esordi storici, si è sempre declinata come un’azione di spinta, una introduzione di concetti in altri contesti, un tentativo di introdursi nella vita delle persone (aka: target) se non proprio una intromissione o una interruzione delle loro attività. Un esempio banale e chiarificatore?
Gli spot in TV
Interrompono quello che stiamo seguendo per gridare un messaggio non richiesto, con la speranza di attirare la nostra attenzione o di prenderci per sfinimento (attenzione: si tratta di specifici metodi pubblicitari, associabili a diverse tipologie di prodotti/servizi secondo il modello “Learn-do-feel” di cui parleremo in un’altra occasione).
Per inciso, mi risulta ancora incredibile constatare come il volume audio degli spot televisivi continui ad essere più alto, spesso in modo estremo, rispetto a quello del film o della trasmissione che vanno ad interrompere: ci sono delle precise leggi a riguardo, ma il sospetto che vengano bypassate è alto… Chiusa parentesi.
Gli spot tv o le pagine pubblicitarie in una rivista interrompono la “storia” che stiamo seguendo, aprendone e chiudendone altre che, se ben concepite, possono essere ugualmente interessanti. Si spingono, appunto, nella nostra vita e in quello che stiamo facendo, sorridendoci sornione.
I volantini e gli stampati
La stessa cosa, in modo diverso, fanno i volantini e gli stampati. Non sto parlando di quelli che lasciate all’interno del vostro punto vendita, della vostra azienda o del vostro stand: questi funzionano in modo preciso e mirato, come i biglietti da visita ma con molte più informazioni (se sono fatti bene), e sono dedicati ad un target che già conoscete o state conoscendo, con il quale un legame è già stato stabilito.
Penso piuttosto ai volantini che vengono distribuiti nelle cassette postali delle famiglie con distribuzione geolocalizzata ma casuale rispetto alle caratteristiche, agli interessi, alle possibilità e alle motivazioni del singolo target che andranno a colpire. Un esempio su tutti, anzi due: i volantini delle pizzerie da asporto, i volantini dei piccoli artigiani e impiantisti. Per aziende come queste, la produzione e la distribuzione, pur aleatoria, di volantini resta una attività spesso strategica e fondamentale, e sarebbe sciocco decidere di azzerarla: il suo problema sta unicamente nel ROI, ovvero nel ritorno dell’investimento: su X volantini distribuiti (costo dei volantini + costo della distribuzione, anche fatta in prima persona) quanti volantini verranno letti, quanti verranno conservati e soprattutto quanti porteranno ad un contatto e, infine, ad una vendita?
Purtroppo la risposta non è predicibile con certezza, ma possiamo aspettarci una percentuale abbastanza bassa. Fa parte del gioco della pubblicità dello “spingere” (in inglese “push”, che finalmente possiamo chiamare con il suo nome:Il Marketing Outbound
Di questa longeva e famosa famiglia fanno parte altri componenti: i banner pubblicitari sui siti web (che non sono altro che volantini o manifesti in versione digitale), le email spedite a singoli contatti per vendere qualcosa, le email spedite a freddo a liste di contatti sconosciuti (lo spam è dietro l’angolo…), il famigerato telemarketing (le telefonate a freddo che tutti temiamo e che… tutti prima o poi facciamo).
Queste tecniche pubblicitarie hanno sempre funzionato e continueranno più o meno a funzionare. Ma se ci fosse di meglio? Beh, abbiamo aperto questo articolo con una slide che è un chiaro spoiler sulla risposta.
E la risposta, come nelle fiction, arriverà nella prossima puntata 🙂